FAIRTRADE: BUONO COME IL NATALE

Introduzione al Fair Trade

Quest’oggi parleremo di un fenomeno buono come il nat ale, ovvero il FairTrade.

Che cos’è?
Per FairTrade si intende una tipologia di commercio però solidale e rispettosa nei confronti dei produttori e dei consumatori.
Il concetto può apparire molto strano, ma vi renderete conto che non lo sarà.

In che cosa consiste?
Consiste nel definire dei parametri ben definiti e ciò comporta alla attuazione di un marchio chiamato marchio FairTrade nel caso essi vengano seguiti correttamente e al 100%.
Andiamo a confrontare un prodotto di tipo FairTrade e un prodotto comune nella nostra attività quotidiana, un prodotto molto freddo! 

Gelato FAIRTRADE VS Gelato ALGIDA
Nel periodo estivo una delle cose più mangiate quotidianamente dagli italiani è il gelato, ma siete sicuri di sapere cosa c’è dietro?
Da una parte vi è l’Algida, una delle marche più conosciute dagli italiani e dall’altra Ben e Jerry’s, una marca di gelati targata Fairtrade.
Inizialmente il gelato algida era semplicemente composto da panna, ma col tempo è diventato qualcosa di più..
INGREDIENTI CORNETTO ALGIDA¹:
Ingredienti: LATTE scremato reidratato, zucchero, oli vegetali (cocco, palma), farina di GRANO tenero, sciroppo di glucosio-fruttosio, granella di NOCCIOLE, BURRO concentrato, PANNA (2,5%), sciroppo di glucosio, cacao magro in polvere, LATTE scremato in polvere o concentrato, amido di patata, emulsionanti (mono- e digliceridi degli acidi grassi, lecitina di girasole, fosfatidi d’ammonio), sale, addensanti (alginato di sodio), LATTE scremato in polvere, sciroppo di zucchero caramellato, aroma naturale di vaniglia, aromi naturali, amido di FRUMENTO, proteine del LATTE,
albume d’UOVO.
Può contenere: altra frutta secca a guscio e arachidi.
¹Certificato Rainforest Alliance™.

A fine descrizione viene data una certificazione dalla Rainforest Alliance, associazione non governativa che attesta il rispetto di alcuni criteri sociali ed ambientali nella produzione dei prodotti agricoli di origine tropicale: cacao, caffè, tè, banane, ananas, noci, canna da zucchero, palma da olio, girasoli e soia.

È molto difficile ottenere la certificazione?

Per ottenere la certificazione di Rainforest Alliance, basta rispettare il 50% di criteri per categoria e l’80% in totale. La percentuale dell’ 80% può sembrare tanto, ma dobbiamo considerare I criteri a livello base come la gestione degli scarichi. Quindi richiede parametri facili da soddisfare.
I controlli nelle aziende agricole vengono effettuati una volta l’anno usualmente non a sorpresa.
Già questo elemento fa scattare un campanello d’allarme e getta un’ombra sull’efficacia di tali controlli, poiché le aziende potrebbero avere tutto il tempo di mettersi in regola laddove non stiano rispettando i criteri di cui abbiamo parlato.
Le certificazioni green possono dunque aiutare il consumatore ad orientarsi verso prodotti che abbiano maggiore attenzione nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori, ma forse non c’è la piena sicurezza che il prodotto che si fregia di tale certificazione sia green al 100%
Dall’altra parte abbiamo il marchio Fair Trade che richiede il 100% del rispetto dei propri parametri tra cui il divieto di lavoro minorile, proibizione di lavoro forzato e molto altro.
Anche se non viene molto considerato, è importante sapere cosa c’è dietro un prodotto, e ancor di più è saperlo selezionare. Se all’apparenza la differenza tra i due marchi sembra minima, sono i parametri rispettati che creano un abisso tra di loro. Sulla prima società si sa ben poco, sul Fairtrade si sa tutto, produttore materia prima e molto altro.

Una breve riflessione

Concludiamo l’articolo offrendo al lettore una piccola riflessione sul tema per comprendere le potenzialità del Fair Trade e per trarre delle conclusioni effettive.
Rispondiamo alla domanda fondante della riflessione:
Cosa provocherebbe questa forma di commercio equo-solidale?
Sicuramente diminuerebbe lo sfruttamento dei lavoratori, garantendo a loro più diritti, aprirebbe il mercato creando concorrenza, porterebbe all’aumento generale della qualità dei prodotti e valorizzebbe I prodotti di un certo territorio.
Sono cambiamenti positivi, non trovate?
Tutti questi effetti ne creano altri e la società avrà un approccio diverso al mercato e al modo di consumare prodotti, con uno sguardo più etico e morale.
Le aziende cambierebbero le loro politiche e avremo a disposizione anche nuove aziende e start-up bloccate al giorno d’oggi da problemi economici e politici.
E’ un concetto inizialmente utopico come applicabilità ma la positività è l’arma che potrà rendere il fenomeno Fair Trade più convincente.
Questa è una risposta immediata che possiamo dare e purtroppo non siamo in grado di prevedere esattamente il futuro, ma provate ad immaginare! Vi invitiamo a schiaffeggiare I neuroni! 🙂
Siamo arrivati alla fine, speriamo che l’articolo sia stato di vostro gradimento e per ulteriori approfondimenti, vi lasciamo dei link utili.
Saluti calorosi!

Scritto da F. Fadigati, C. Rigillo e A. Rasi.
Links: fairtrade.it
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