Molto spesso l’inchiesta parte da una notizia, uno spunto, un fatto che fa scattare un interesse preciso. Spesso i fatti sono più di uno e il lavoro che ci attende è cercare di mettere il tutto in relazione. Si tratta di un’intuizione non ancora confermata, ma che, se saremo capaci, riusciremo a dimostrare.
I ragazzi della 2F dell’Istituto Giulio di Torino hanno cercato inchieste giornalistice dedicate al cibo, che mettano in chiaro il rapporto tra questioni diverse:
- il cibo e la necessità di una sua più equa redistribuzione sul nostro pianeta e – a questo proposito – la lotta agli sprechi alimentari, le proposte di soluzione globale, ma anche una realtà non sempre coerente alle intenzioni;
- il cibo e il profitto che se ne ricava spesso anche illegalmente a spese dei consumatori; il cibo non di rado pericoloso, e la tutela della nostra salute.
Eccole qui di seguito.
1 – Ottocento milioni ancora senza cibo. La grande ingiustizia …
Nei paesi sottosviluppati abita la stragrande maggioranza delle persone che soffrono di malnutrizione. Solo una crescita della ricchezza disponibile potrà cambiare le cose. L’obiettivo fissato dal Vertice Mondiale dell’alimentazione (Wfs) del 1996 è quello di dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame.
2 – Dal frigo al cassonetto: il cibo che buttiamo via vale 13 miliardi l’anno
Il 43% degli sprechi avviene in casa. E lungo la filiera vanno persi alimenti per un valore di altri cinque miliardi ogni 12 mesi. La pattumiera è la nostra cattiva coscienza e insieme la nostra possibilità di riscatto. Si compra troppo, si consuma male e non si sa riutilizzare il cibo cucinato. Quasi la metà del cibo si perde o va a male nelle nostre case: un tesoro che vale 13 miliardi di euro.
3 – MyFoody, la startup italiana che si batte contro lo spreco alimentare
Gestire le eccedenze alimentare. Così anche attraverso la geolocalizzazione degli sprechi e la loro
condivisione gli alimenti vengono rimessi in circolo. Una startup milanese ha deciso di battersi contro gli sprechi.
4 – Nutrire il pianeta o ingrassare i portafogli
L’Esposizione Universale, conclusasi alla fine di ottobre del 2015 a Milano, è il più grande evento mai organizzato sul tema del cibo. Circa 900 milioni di persone soffrono di malnutrizione e almeno altrettante necessitano di costose assistenze mediche per malattie causate da eccessiva o cattiva nutrizione. E’ molto tempo che intellettuali, attivisti e contadini di tutto il mondo cercano di attirare l’attenzione delle persone su tale problema. La comunità mondiale ha non solo la possibilità, ma il dovere di interessarsi alla questione del nostro sistema di produzione e di distribuzione del cibo. Finalmente, in linea con un mandato di promozione dell’interesse generale, l’Esposizione internazionale fornisce una “piattaforma” per intavolare tale discussione.
5 – La battaglia per il cibo del futuro
Non si ferma la corsa degli Stati, delle multinazionali e dei fondi di investimento per impadronirsi di terre fertili a prezzi stracciati. Per esempio i fondi-pensione degli Stati Uniti attualmente investono circa 23000 miliardi di dollari in “beni”, e di questi una cifra tra i 5 e i 15 miliardi sono indirizzati in acquisizioni di terreni agricoli. E si prevede che entro il 2015 questa cifra sarà raddoppiata: un tentativo di garantirsi le risorse alimentari di cui il Pianeta avrà presto bisogno e che assume sempre di più il volto di una nuova colonizzazione.
6 – La mano delle mafie sul settore agroalimentare
“Italian sounding: si definiscono così quei cibi che richiamano l’Italia, ma che in realtà italiani non sono. Il giro d’affari dell’agromafia vera e propria è stimato in 12,5 miliardi di euro all’anno, ma è difficile stabilire dove finisce il falsario, il produttore infedele e dove inizia la criminalità organizzata. A contribuire a indebolire il settore è la presenza della criminalità organizzata: Pietro Grasso, allora procuratore nazionale antimafia, lo ha spiegato con chiarezza ai parlamentari della Commissione sulla contraffazione: “Oggi, sotto il profilo dell’agroalimentare, a parte gli aumenti dei costi e il fatto che gli alimenti sono di una qualità inferiore rispetto a ciò che ci si aspetta, è come se ogni italiano avesse aggiunto un posto a tavola per la criminalità organizzata: c’è un criminale che oggi sta seduto attorno a noi e che gode del fatto che, dovendo noi consumare dei pasti, paghiamo una parte di denaro in più rispetto a quanto dovremmo, a fronte di una qualità inferiore”. Le mafie si sono infiltrate in ogni attività economica e in tutto il territorio nazionale.
In aumento gli allarmi legati a cibi potenzialmente pericolosi che nel 2013 sono già stati 268. L’ultimo caso, il pesto al butulino. Cresce la preoccupazione dei consumatori: sette famiglie su dieci temono di trovarsi nel piatto sostanze nocive. Ogni anno una grossa catena di supermercati ritira dai propri scaffali 4-500 prodotti per motivi diversi.
I casi riguardano ogni genere alimentare e agli inganni ai danni del consumatore o del made in Italy si sommano veri e propri attentati alla salute. Gli episodi sempre più frequenti di alterazioni, falsificazioni e contraffazioni di prodotti alimentari mettono in allerta un numero vastissimo di italiani.
A livello europeo il primo passo verso la comunicazione del rischio è stato l’istituzione dell’ Autorità europea per la sicurezza alimentare (European food safety authority).
8 – I nostri veleni quotidiani
Mozzarella blu, olio deodorato, maiali alla diossina. Sono molte le contraffazioni degli ultimi anni. Abbiamo ripercorso la storia dei più significativi in dieci tappe: dal vino al metanolo nel 1986 fino all’allarme degli ultimi giorni sui frutti di bosco contaminati dal virus dell’epatite A.
Nel 2012 un controllo su tre dei NAS (Nucleo anti-sofisticazioni e salute dei Carabinieri) ha fatto emergere un’irregolarità. La merce più sequestrata in termini di peso è la carne, con oltre 1000 tonnellate.
9 – Il cibo può dare dipendenza proprio come una droga
l cibo? Una droga. Nel vero senso della parola: in chi è obeso o sovrappeso mangiare, o anche solo pensare a un alimento goloso, attiva circuiti cerebrali connessi alla gratificazione, innescando modifiche delle cellule nervose simili a quelle che si hanno in chi abusa di alcol o fa uso di stupefacenti. In pratica, nel cervello di chi è sovrappeso il piacere provocato dal cibo attiva le aree della gratificazione «rinsaldando» molto alcuni circuiti, così il malcapitato non vede l’ora di mangiare per provare di nuovo le sensazioni regalate da una torta o un trancio di pizza. E in breve non riesce più a farne a meno, perché senza il «rinforzo positivo» da ghiottonerie sta male. Tutto ciò espone ad un rischio più alto di comportamenti impulsivi e compulsivi.
L’eccesso di introito energetico non risponde solo a bisogni fisiologici, ma anche a componenti psicologiche e neuronali: indagarle significa trovare strategie anti-obesità nuove, dalle terapie cognitivo-comportamentali a interventi specifici se si conferma un’eventuale dipendenza.
10 – le 10 cose che (forse) non sai sul cibo spazzatura
Il cibo spazzatura è comunemente riferito ai prodotti alimentari ricchi di calorie, ma di scarso valore nutrizionale; è la combinazione perfetta di Sali, zucchero e grassi per creare una iper-palatibilità, una nuova e amplificata sensibilità del gusto che eccita il cervello. Secondo l’Università di Liverpool la pubblicità di spot alimentari spinge i bambini a mangiare di più e peggio, con un aumento considerevole dei casi di obesità. In alcuni paesi (Australia, Olanda, Svezia, Norvegia) non è permesso pubblicizzare cibi non salutari destinati ai minori di 15 anni. L’Italia invece resiste al junk food, nonostante l’alta percentuale di bambini in sovrappeso.