In occasione del 69° anniversario della nascita della Repubblica Italiana, Expo ha accolto uno degli chef più rinomati e acclamati del panorama culinario del Mediterraneo: Altin Prenga.
Originario di un piccolo paesino dell’Albania, all’età di 16 anni si è trasferito in Italia, dove ha scoperto di nutrire un amore incondizionato per il cibo e per la cucina. Oggi, è uno dei nuovi volti della gastronomia internazionale; attraverso il ristorante che possiede e gestisce da oltre tre anni (il “Mrizi Zanave”, ovvero “L’ombra delle fate”), ha portato alla ribalta le antiche ricette della propria terra natale, utilizzando solo prodotti a km 0.
A fare da scenario al Cooking Show di Prenga è stato il Cluster Bio-Mediterraneo, con la collaborazione del Padiglione Albania e del Padiglione Sicilia. L’evento è stato predisposto dall’organizzazione non governativa CELIM Milano e da Convivium Slow Food Albania Mrizi i Zanave, ai quali si sono affiancati il Ministero Agricoltura, Sviluppo Rurale e Gestione risorse Idriche albanese, l’Agenzia Albanese dello Sviluppo, il Consolato Generale della Repubblica d’Albania a Milano e, infine, il Comune di Milano; quest’ultimo ha finanziato il progetto “Rafforzamento delle Filiere Agroalimentari delle Comunità Montane e Rurali di Pukë e di Cukalat in Albania per uno Sviluppo Agricolo Sostenibile”, nel quadro del Bando Sicurezza Alimentare 2013.
Dopo aver invitato i presenti ad accomodarsi sulle poltroncine allestite per l’occasione, un collaboratore di CELIM ha introdotto il contenuto di un cortometraggio realizzato da alcuni giovani albanesi: «Quello che state per vedere è un video che racchiude la realtà agricola delle campagne albanesi. In Albania, oggigiorno, le zone rurali sono tutte abbandonate. Si tende a prediligere la corsa verso il prodotto importato in quanto ritenuto più di moda, di qualità e addirittura più buono. Purtroppo la popolazione si scontra, tuttora, con i lasciti del consumismo postcomunista. È proprio all’interno di tali dinamiche che trova perfetta (e provvidenziale) collocazione, l’ideologia di Prenga: dar vita a un movimento che rivoluzioni l’agricoltura e l’industria locali, al fine di rendere “economicamente appetibili” prodotti e ricette».
Al termine della proiezione, lo chef si è posizionato al centro della mini-cucina riprodotta sul palco e, in un italiano impeccabile, ha iniziato a spiegare le motivazioni che l’hanno spinto ad accettare l’invito a Expo: «Come potevo non dare il mio piccolo contributo alla campagna di Expo 2015? I punti su cui voglio soffermarmi nell’arco di queste due ore di storia e di degustazione sono essenzialmente tre: biodiversità, qualità e tradizione. Sono nato a Fishte, una minuscola località di montagna e, attualmente, continuo a definirmi un cuoco, un contadino e soprattutto un pastore; il legame con la terra è imprescindibile per chi, come me, lavora nel settore alimentare. Inoltre, per incentivare i pastori e i coltivatori del posto a non trascurare i terreni, chiedo esclusivamente a loro gli ingredienti che uso nei miei piatti. Ora vi proporrò una serie di assaggini di alimenti cucinati secondo le tecniche pastorizie di un tempo; si tratta di tecniche efficaci, che adotto spesso nel mio ristorante».
Nel giro di pochi minuti l’intero Cluster sprigionava profumi intensi e invitanti. Mentre dava prova delle sue grandi abilità, Prenga ha illustrato le origini delle ricette di due tipi di pane largamente diffusi nelle regioni alpine albanesi: il primo si chiama “fli” e solitamente viene accompagnato da salvia selvatica e cotto su ferro rovente; il secondo, invece, è il “kamkuqe”, preparato con mais bianco e siero fermentato.
Ad allietare gli ospiti durante la degustazione, ci ha pensato un anziano pastore, amico e conterraneo dello chef, che ha intonato varie melodie tradizionali con antichi strumenti a fiato.
Successivamente, il personale (vestito in abiti tipici) ha servito gli antipasti, che consistevano in: “pastrema” di capra sbattuto sulla pietra, “kyrmoxhak” di mucca (salume tipico affumicato), formaggio di capra stagionato sottoterra con timo, “gliko” con fico selvatico, “tarhana” (miscela fermentata di grano e yogurt) e sfogliata con formaggio (sempre di capra). Oltre ad aver mostrato le precise modalità di preparazione delle pietanze, Prenga ha intrattenuto il pubblico raccontando qualcosa di sé. Particolarmente interessante è stato il rimando a un poeta albanese a lui molto caro, padre Gjergj Fishta: «Lui ha ricoperto l’incarico di Presidente della Commissione dell’Alfabeto della Lingua Albanese. Io voglio intraprendere una missione simile nel campo gastronomico. La gastronomia, di fatto, è una “lingua” che ha il suo alfabeto, i suoi dialetti e un senso di appartenenza a un territorio ben preciso. Nel caso dell’Albania, la gastronomia parla la “lingua dei pastori”».
Poi, è stata la volta dei primi: la centenaria “dromesa” (tradotto sarebbe “briciole”), ossia una pastina tipica con formaggio “mishavine” proveniente da Kelmend e timo e una zuppa in terracotta con erbe di stagione e il già citato “kyrmoxhak”.
Nell’attesa dell’arrivo del secondo, è intervenuto Francesco Vescera, vincitore del Premio alla storia per il recupero dei cereali antichi e alla biodiversità, ricevuto nel 2010 al “Pasta trend” di Bologna. “L’archeologo delle sementi” (così è stato definito dai giornalisti) ha decantato la pluralità e la qualità dei grani sparsi per tutto il Mediterraneo: «In 14 anni di ricerche sono venuto a conoscenza di un patrimonio agricolo immenso. Il Mediterraneo è il trampolino di lancio ideale per la diffusione della biodiversità; non si parla di Italia, Albania o Montenegro come nazioni a sé stanti ma di un’unica ed enorme area comune altamente produttiva. Dobbiamo smetterla di pensare al Mediterraneo come a un mare di sciagure; al contrario, bisogna accettare il fatto che ci troviamo di fronte a una realtà millenaria di condivisione».
Anche se giunto in ritardo tra le fauci del pubblico, il tanto atteso capretto con latte vaccino in terracotta è stato un successo; lo chef ha deciso di accompagnarlo con il famoso vino Kallmet, dal nome della città in cui viene prodotto.
Da ultimo, il dessert e cioè, “kryelane” di farina di mais con zucchero, olio d’oliva, gelso essiccato e marmellata di mora di gelso, immerso nel tè di montagna (origano rosso).
La dimostrazione culinaria ha affascinato e soddisfatto tutti i presenti. Gli applausi erano talmente fragorosi da rendere impercettibili i ringraziamenti dello chef, il quale si è congedato regalando al pubblico un grosso sorriso.
L’evento si è concluso con un brevissimo discorso del console albanese Luljeta Cobanaj, che ha ribadito il proprio senso di gratitudine nei confronti degli organizzatori dello show e di Expo in generale.
Scritto da Arianna Rimoldi, nell’ambito delle attività del Multimedia Center del progetto EAThink 2015.