I “microjardins” si stanno diffondendo come un tipo di “agricoltura in città”, con lo scopo di avvicinare il cibo a chi lo consuma.
Si tratta di una tecnica di coltivazione proposta dalla Fao alla fine degli anni ’90. I microjardins si caratterizzano quali colture fuori terra, ovvero realizzate con cassette di legno o con materiali di recupero. Il substrato dove coltivare i vegetali è costituito da rifiuti agricoli (gusci di arachidi, pula di riso) facilmente accessibili anche alle persone più povere. Per questo motivo questo tipo di iniziativa può essere realizzato in tutto il mondo.
In Senegal ad esempio il micro-giardinaggio è diventato anche un’attività didattica. Grazie alla prima fase del progetto EaThink2015, realizzato da Fondazioni4Africa e Fondazione De Agostini con le ong Acra, Cisv, Coopi, Cesvi, Avsi e Stretta di Mano, i ragazzi delle scuole coinvolte si sono occupati del micro-orto del proprio istituto, prendendosi cura dei prodotti da utilizzare poi nella mensa scolastica.
Ecco com’è andata: “Microjardins Milano-Dakar“, “Gli orti urbani del Senegal“.
Gli orti a scuola si stanno diffondendo anche in Italia grazie a iniziative come MiColtivo, Orto a Scuola, un programma di educazione alimentare ed ambientale dedicato ai bambini di Milano o a questa interessante iniziativa realizzata nelle scuole della Terra dei fuochi. Qui i bambini imparano a realizzare orti sinergici, compostiere e aiuole dove coltivare verdura e piccoli frutti nei luoghi del più grande disastro ecologico e criminale degli ultimi decenni.
Scritto e curato da Paola Lambertini, nell’ambito del corso di formazione dei volontari del Multimedia Center del progetto EAThink 2015.