Il 22 maggio Cascina Triulza ha aperto le sue porte alla scuola primaria “Don Lorenzo Milani” di Brescia. I protagonisti del workshop della mattinata sono proprio loro, i bambini; è questo il target di partecipanti ai quali sono indirizzati i laboratori didattici promossi da Cesvi, in collaborazione con Alliance 2015.
Dopo essersi sparpagliati per tutta la sala, i piccoli sono stati invitati a prendere posto sulle poltroncine allestite per loro. Una giovane collaboratrice di Cesvi ha iniziato a illustrare il progetto proposto dall’associazione di cui si fa portavoce: “In accordo con il tema principale di Expo 2015, e cioè “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”, Cesvi, Alliance2015 e Expo2015 hanno firmato un accordo volto a sensibilizzare grandi e piccini verso le tematiche della sicurezza alimentare e dello sviluppo sostenibile. Oggi tutti voi siete qui per giocare un po’ con noi! Attraverso una serie di giochi di squadra, vi aiuterò a capire quanto sia importante garantire il diritto a un’alimentazione sana, sicura e sufficiente a ogni abitante del mondo“.
La collaboratrice ha posto varie domande alle classi per testare la loro conoscenza circa le tematiche da analizzare; i bambini hanno dimostrato fin da subito una certa dimestichezza nel fornire le risposte e una grande curiosità.
Divisi in gruppi i bambini sono stati coinvolti in alcune attività educative. Il primo esercizio prevedeva l’utilizzo di bicchieri di plastica (1 bicchiere corrisponde a 100 milioni di persone), che andavano posizionati (fino ad esaurimento) sui 6 continenti (considerando l’America divisa tra nord e sud), in modo da scoprire a quanto ammonta la popolazione presente al loro interno. La disposizione decisa dagli scolari ha rivelato qualche errore; il più immediato riguarda il numero limitatissimo di bicchieri associato al continente africano. Per i bambini, infatti, l’Africa conta solo 300 milioni di individui contro i 1,1 miliardi circa della realtà.
L’attività è continuata, chiedendo ai bambini di definire con un bicchiere rosso (corrispondente a 100 milioni di abitanti) le aree in cui le persone soffrono la fame. Le inesattezze, questa volta, sono state maggiori. I piccoli hanno effettuato le seguenti associazioni: 4 bicchieri per l’Africa (anziché 2), 2 bicchieri per l’Asia (invece che 5), 1 bicchiere sia per l’Europa che per il Nord America (quando, in verità, non ve ne sono) e 0 per l’America Latina (dove ve ne andrebbe posizionato 1). L’unico continente su cui hanno visto giusto è l’Oceania (nessun bicchiere). Nel cercare di spiegare le dinamiche sottostanti a tale situazione, la rappresentante di Cesvi ha introdotto il discorso dello spreco ed è così che gli alunni hanno appreso che, annualmente, ognuno di noi butta via ben 95 kg di cibo.
L’ultimo gioco di squadra si è concentrato sul quesito “Quante sono le persone malnutrite sul nostro pianeta?”. Secondo gli alunni, in Nord America e in Europa la malnutrizione non è largamente diffusa; sono rimasti alquanto sbalorditi nel venire a conoscenza del fatto che, nei due continenti, si spreca un’enorme quantità di alimenti nelle mense scolastiche e nei ristoranti.
Alla domanda «Perché in Africa vive tanta gente malnutrita?», posta da una bambina, la portavoce di Cesvi risponde: «All’origine di una cattiva alimentazione vi è spesso la trascuratezza del raccolto; producendo ortaggi e semi guasti e di fronte alla mancanza di altre forme di sussistenza, gli abitanti del luogo non hanno alternative».
Infine, è stato chiesto ai piccoli di scrivere su un bigliettino la propria soluzione ideale al problema della fame nel mondo. Le opinioni sono diverse: “Tutti noi potremmo donare del cibo”, “Dovremmo diminuire gli sprechi”, “Ogni persona dovrebbe contribuire economicamente”, “Gli stati ricchi potrebbero condividere il cibo con i paesi più poveri”, ecc.
Il workshop è giunto così al termine; gli alunni sono entusiasti e, dopo aver specificato che il lavoro delle organizzazioni non governative mira a mettere in pratica soluzioni valide ed efficaci, la collaboratrice ha consigliato la visita alla mostra, “Uganda, land of hope” allestita nell’edificio adiacente. L’esposizione fotografica ha consentito alle classi di seguire l’evoluzione di un paese dilaniato dal conflitto civile e di entrare nel vivo della sfida che gli operatori umanitari affrontano giorno per giorno.
Scritto da Arianna Rimoldi, nell’ambito delle attività del Multimedia Center del progetto EAThink 2015.