Bisogna sapere che per parlare di architettura, si parte da un contesto simbolico/culturale, per passare a quello locativo/contestuale, infine a quello descrittivo/ funzionale.
In questo post mi concentrerò sul legame tra le architetture di alcuni padiglioni di Expo 2015 e i temi principali dell’esposizione universale: il cibo, il paesaggio e la sostenibilità, ricollegandomi al tema principale dell’esposizione: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita.
Il Padiglione del Messico ha la forma di una pannocchia. L’intero edificio si può percorrere attraverso rampe elicoidali fiancheggiate da un corso d’acqua, fino ad arrivare alla terrazza sul tetto, che ospita un ristorante e un giardino urbano.
Progettato dall’architetto Francisco López Guerra è studiato e strutturato su 5 livelli connessi con un sistema a rampe ispirato agli antichi terrazzamenti agricoli e l’ingegnoso sistema di irrigazione attivo durante l’impero di Nezahualcóyotl, il «re poeta» . Il suo tema è «La semilla de un nuevo mundo: comida, diversidad, patrimonio» («il seme di un nuovo mondo: cibo, diversità ed eredità») e si concretizza in un omaggio al mais e ai suoi collegamenti con il ciclo della vita, la sostenibilità ambientale e la catena alimentare.
l Padiglione della Malaysia che ha la forma di quattro semi della foresta pluviale. La struttura esterna dei semi è costruita con il “Glulam” o legno lamellare, un innovativo legno strutturale ricavato da materiale locale sostenibile. Nel quarto seme, musica, arte e cultura illustrano lo spirito malese.
Il Padiglione Vanke nel disegno della struttura, l’archistar Daniel Libeskind si è ispirato a una serie di evocazioni: dall’antico pensiero di Confucio e Lao Tzu fino al Rinascimento e all’arte contemporanea ma che alla fine ci ricorda una gelatina quasi a rievocare la flessibilità della mente, ma essendo statico ci riporta alla razionalità del pensiero rigido.
Il Padiglione Germania trasforma i campi e i prati della Germania in un edificio paesaggistico, in cui spiccano ben riconoscibili i campi coltivati e le piante stilizzate, i cosi detti ‘germogli delle idee’, per introdurti il loro tema: la crescita e lo sviluppo delle menti. Di fatto la struttura esterna ci ricorda subito il seme delle piccole piantine, i germogli in fase di crescita.
Infine Il Padiglione del Qatar, progettato dallo Studio Andrea Maffei Architects di Milano la cui struttura richiama la forma del tradizionale «Jefeer», simbolo qatarino: un cesto di foglie di palma utilizzato da sempre dagli abitanti del Paese per la conservazione degli alimenti, per portare doni e scambiare merci, ricorda il nostro tradizionale cesto di frutta.
“Tutti gli edifici hanno un significato, basta soffermarsi un attimo, aprire gli occhi ed osservarli come se fosse la prima volta, anche semplicemente con un proprio punto di vista, primordiale quasi infantile.”
Scritto da Racha Sbaiti nell’ambito delle attività del Multimedia Center del progetto EAThink 2015.