Milano World fair trade week 2015

Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa (proverbio africano)

Dal 21 al 31 maggio 2015 Milano è stata capitale mondiale del Commercio Equo e solidale. Le principali organizzazioni europee e internazionali che si occupano di fair trade si sono date appuntamento per svolgere l’annuale assemblea della WFTO (Organizzazione mondiale del Commercio Equo e Solidale) e insieme ai partner italiani del commercio Equo e solidale AGICES – Equo Garantito (Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e solidale) hanno redatto il “Manifesto della World Fair Trade Week 2015“, che spiega il senso e il valore della manifestazione.

Il manifesto

Il Commercio Equo e Solidale  (Fair Trade) nato negli anni 60 per promuovere un sistema economico fondato su principi di giustizia – prezzi equi, migliori condizioni di lavoro, rapporti commerciali trasparenti – e per permettere ai produttori del Sud del mondo economicamente emarginati di migliorare la loro vita e quella delle comunità, sta gradualmente allargandosi anche ai produttori del Nord, proponendosi come modello economico socialmente ed ambientalmente sostenibile.

Il concetto di “responsabilità” ha attraversato tutta la Fair Trade Week, rendendo visibile come le organizzazioni di Commercio Equo e Solidale garantiscano l’eccellenza del prodotto, una filiera commerciale virtuosa e uno sviluppo che possa davvero “nutrire” il mondo. Ma anche come sostengano consumatori e istituzioni nella consapevolezza del profondo significato sociale del “consumo”, col quale si possono incentivare o meno modelli economici e produttivi virtuosi.
Un tema importante è quello del condizionamento del “libero mercato” esercitato dalla concentrazione del potere nelle mani di pochi attori della catena produttiva, che tende a ridurre concorrenza, biodiversità – sociale e naturale – e ruolo dei produttori, nel Sud come nel Nord del mondo.
I prodotti del Fair Trade non sono solo “prodotti buoni ma inoffensivi”: essi costituiscono una critica implicita all’economia dominante in quanto dimostrano che è possibile produrre, consumare e fare economia, rispettando criteri sociali e ambientali, distribuendo il profitto lungo tutta la filiera produttiva, prendendosi cura dei piccoli produttori e dei loro territori e comunità.

La WFT Week ha ricordato a consumatori e istituzioni, politici e imprese, che povertà, sfruttamento ed esclusione sociale non sono frutto del destino, ma spesso conseguenze di scelte politiche ed economiche. E che l’economia solidale “fa bene a tutti”, essendo  un modello virtuoso non solo per i piccoli produttori e per i consumatori consapevoli, ma per l’economia generale.

Fair trade ed EXPO 2015

La scelta della città – Milano – e del periodo – il primo mese di Expo2015 – è scaturita per dare maggiore visibilità a questo momento di incontro e al movimento del Commercio Equo e Solidale in generale. La presenza di tante persone da tutto il mondo può contribuire a far conoscere un movimento che da decenni concretizza nelle sue azioni l’utopia di un modo più giusto, in cui tutti hanno diritto non solo al cibo, ma a una vita dignitosa.

E noto che tra le principali cause della fame che tuttora coinvolge quasi un abitante su 7 del pianeta ci sono povertà, sfruttamento ed esclusione sociale, tutti fattori che non sono frutto del destino, ma che sono spesso conseguenze di precise scelte politiche ed economiche. Questa constatazione è il punto di partenza necessario per elaborare qualunque strategia efficace sul tema che caratterizza Expo.

Il movimento del Commercio Equo e solidale è convinto che qualsiasi soluzione al problema riguardante il “Nutrire il Pianeta” sia sempre, in prima istanza, una soluzione di ordine politico e solo in seconda battuta un cambiamento legato a innovazioni tecnologiche (nuove sementi, nuovi concimi, nuovi macchinari) o a sostegni umanitari (nuovi aiuti).

Tecnologie migliorate e aiuti maggiorati possono giovare alla lotta contro la fame a condizione che non erodano ulteriore terreno ai già risicati spazi di protagonismo politico e sovranità alimentare delle comunità locali e nazionali. Tecnologie migliorate e aiuti maggiorati possono giovare alla nutrizione globale se non diventano dei diversivi, che impediscono di discernere che la riduzione della miseria è impossibile senza un patto politico “anti-carestia”, incardinato sul principio morale per cui il diritto all’alimentazione costituisce il primo e il più irrinunciabile dei diritti umani a cui nessun governante per nessuna ragione e in nessun momento può venire meno.

Per nutrire il pianeta è necessario un rinascimento contadino globale, di garantire ai produttori primari accesso alla terra, accesso al credito, accesso alla salute, accesso all’assistenza tecnica.

Rinascimento contadino vuol dire:

  • valorizzazione dei modelli di autogoverno locale delle risorse comuni: pascoli, foreste, sistemi irrigui;
  • tutela dei diritti d’uso comunitari;
  • difesa del diritto degli agricoltori a scambiarsi e riprodurre liberamente le sementi;
  • riscoperta dei saperi nativi e delle strategie adattive più efficaci durante le crisi ambientali;
  • preservazione delle risorse rinnovabili, della biodiversità, dell’acqua.

Solo a partire da tali presupposti possiamo immaginare una nuova stagione di benessere umano generalizzato.

Testi riadattati da www.fairtradeweek2015.org

a cura di Giordano Golinelli, Fondazione ACRA-CCS