Ogni giorno veniamo bombardati dalle pubblicità.
Molte di queste riguardano gli alcolici e le bevande energetiche o gassate.
Come mai hanno tutto questo successo? Che mezzi usano per venderle? Come mai fanno così male?
In questo articolo risponderemo a queste domande.
Le pubblicità riguardanti gli alcolici devono seguire delle regole, tra cui:
- non devono rivolgersi ai minori;
- il consumo di alcol non deve essere collegato a prestazioni fisiche;
- non devono dare l’impressione che l’alcol possa contribuire al successo sessuale;
- non deve essere collegata alla conduzione di autoveicoli;
e molte altre..
Ma allora come strutturano le pubblicità le più grandi marche di alcolici?
Per spiegarlo prenderemo in esempio diverse pubblicità:
- VODKA BELVEDERE: in questo spot pubblicitario la modella Stephanie Sigman chiede un cocktail al barista, che senza scomporsi le prepara un drink “farcito” di effetti speciali.
- RUM PAMPERO: quest’altro spot inizia con una bella ragazza che mostra le sue curve e le sue labbra, fulcro della pubblicità. Una voce fuori campo con un forte accento spagnolo racconta una breve storia. In questo racconto viene narrato il fallimento di diversi uomini nel provare a baciare le famose labbra a inizio spot. Si scopre alla fine che la voce fuori campo è quella dell’alcolico (come se la bottiglia potesse parlare), che è l’unico che è riuscito a toccare quelle labbra.
Invece le pubblicità delle bevande gassate, che metodi utilizzano?
Per fare un esempio di bibita molto celebre possiamo parlare degli spot pubblicitari della Coca-Cola.
Senza soffermarci su una campagna precisa si può notare che nelle ultime pubblicità la società si è focalizzata sulla “condivisione” del prodotto.
Difatti viene citata la frase “Condividi Coca-Cola con…” non solo nelle promozioni pubblicitarie ma anche sulle bottiglie/lattine, per invogliare il consumatore a svolgere un compito, cioè quello di condividere con qualcuno la bevanda.
Così facendo la campagna pubblicitaria l’hanno svolta per la maggior parte i consumatori, anche grazie all’utilizzo dei social network, in particolare Facebook, dove quest’estate sono state postate milioni di fotografie che ritraevano amici con le loro bottiglie sulle quali erano scritti i loro nomi/ruoli.
Ciò ha spinto la campagna a un livello superiore poiché riesce a far leva sul rapporto “uno a molti” rendendola così virale, grazie all’ausilio di mezzi di condivisione.
Crediti immagine: Julia Janßen
Articolo scritto da Ivan Gasparri, Luca Di Pietro, Nicholas Saccuzzo, Simone Roberti
Classe 3°Binfo, ITSOS Marie Curie, Cernusco sul Naviglio(MI)